Paganini, Niccolò. - Musicista e compositore (Genova 1782 - Nizza 1840). Virtuoso di fama leggendaria, P. è considerato il padre della moderna tecnica violinistica, che arricchì di fondamentali innovazioni.
P. fu senza dubbio il maggior violinista che la storia ricordi: dotato d'un eccezionale intuito violinistico, che lo condusse a divinare tutte le risorse dello strumento (solo in parte intravedute dai virtuosi che lo avevano preceduto), provvisto di straordinarie doti tecniche oltre che della costanza indispensabile per rendersi padrone del nuovo virtuosismo che egli stesso andava creando, egli sbalordiva per l'ardimento delle scoperte, per la rapidità, la naturalezza e la perfetta intonazione con le quali superava i passaggi più scabrosi, per la spiccatissima personalità.
Paganini imitava i suoni naturali, il canto degli uccelli, i versi degli animali, i timbri degli strumenti, come il flauto, la tromba e il corno.
Paganini scriveva per chitarra a sei corde, che in quel periodo soppiantò quella "spagnola" a cinque cori (quattro corde doppie e una singola nella parte alta detta cantino), e questo spiega il suo estro negli scoppiettanti pizzicati sul violino.
Nella sua vita, Paganini percorse l'Italia tre volte, facendosi applaudire in numerose città. La prima di queste città fu Milano nel 1813, a 31 anni, il 29 ottobre, al teatro Carcano. I critici lo acclamarono primo violinista al mondo. Qui nel giro di diversi anni diede 37 concerti, in parte alla Scala e in parte al Carcano.
Compose anche dal 1817 al 1830 sei concerti per violino e orchestra (famosissimo il finale del secondo, detto La Campanella); ritornato a Genova nel 1832 iniziò la composizione dei famosi Capricci per violino
Paganini morì il 27 maggio 1840. A causa delle voci sul suo conto circa un sospetto "patto con il diavolo" e della sua cattiva reputazione (dovuta soprattutto alla sua condotta apparentemente "irreligiosa"), il vescovo di Nizza ne vietò la sepoltura in terra consacrata.
I concerti per violino e orchestra presentano una singolarità di concezione, che alla loro epoca fu talvolta scambiata per esibizionismo esagerato. Le serie di accordi di difficile impostazione, i trilli e i salti di registro, sono dovuti anche al fatto che Paganini, per questioni economiche, voleva essere l’unico in grado di suonare la propria musica in modo da essere l'unico a potervici lucrare. Volendo mantenere segrete le partiture, le consegnava al direttore d’orchestra solo qualche ora prima dell'esecuzione. Questi aveva quindi la possibilità di studiarle solo per poco tempo; perciò il compositore doveva limitarsi a un’orchestrazione di facile interpretazione (l'orchestra doveva infatti essere in grado di poter suonare il brano a prima vista). In questo modo, gli assoli di violino risultano maggiormente complicati all'orecchio dell'ascoltatore che nel frattempo si è abituato all'accompagnamento semplificato dell'orchestra. Un esempio di quanto detto lo si trova nel primo e nel secondo concerto per violino e orchestra. In particolare nel secondo, il movimento denominato la Campanella è considerato dalla critica un capolavoro e venne trascritto per pianoforte da Franz Liszt.
"Paganini non ripete"
Questo detto popolare ebbe origine nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando Carlo Felice, dopo aver assistito a un concerto di Paganini, fece pregare il maestro di ripetere un brano. Paganini, che amava improvvisare molto di quello che suonava e alcune volte si lesionava i polpastrelli, gli fece rispondere «Paganini non ripete». Per questo motivo gli fu tolto il permesso di eseguire un terzo concerto in programma.
In seguito a questo, annullò i concerti che doveva ancora tenere a Vercelli e Alessandria. In due lettere inviate all'amico avvocato Germi scrisse: «La mia costellazione in questo cielo è contraria. Per non aver potuto replicare a richiesta le variazioni della seconda Accademia, il Sig. Governatore ha creduto bene sospendermi la terza...» (il 25 febbraio 1818) e poi «In questo regno, il mio violino spero di non farlo più sentire» (l'11 marzo dello stesso anno). Ma si contraddisse nel 1836 quando tornò a suonare proprio a Torino per ringraziare Carlo Alberto per la concessione di legittimazione del figlio Achille.
Da allora la vulgata «Paganini non ripete» viene usata per motivare il rifiuto di ripetere un gesto o una frase.
Il suo violino preferito, un «Guarneri del Gesù», detto ‘il cannone’ è conservato a Genova ed è suonato annualmente dal vincitore del premio Paganini.
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Il maestro Salvatore Accardo suona La Campanella col cannone
Nell'ordinamento previgente la legge di Riforma dei conservatori di Musica n.508/99, era obbligo all'Esame di Diploma presentare 6 Capricci di Paganini a scelta tra i 24 dell'Op.1.
Paganini era affetto da una sindrome marfanoide, patologia che colpisce l'elastina della matrice extracellulare. Questo spiega la sua nota aracnodattilia (dita estremamente lunghe e mobili), che gli ha permesso di arrivare a livelli di esecuzione tecnica insuperati.
Per mostrare le sue doti di violinista, Paganini aveva l'abitudine di incidere le corde dei violini che utilizzava durante i concerti, in modo tale che si rompessero quasi tutte tranne l'ultima. Ciò aveva lo scopo di mostrare la sua versatilità.
Quando si trovava a Lucca, usava corde di calibro superiore al normale, mentre circa 25 anni dopo, a Parigi, le preferiva molto più sottili, anche perché resistessero alla maggiore tensione richiesta dalla così detta scordatura (accordatura totale o parziale dello strumento diversa dall'abituale, che rendeva inspiegabile l'esecuzione di certi passi in determinate tonalità). L'arco era più lungo del normale e con i crini molto tesi, forse per facilitarne il rimbalzo nelle arcate saltellate.
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Paganini Caprice no.24 [HQ]
Paganini's Caprice no.24 performed by Alexander Markov.
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Сoncerto Alexander Markov, 24 Caprices of Paganini
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