“Ei ci fu donato dal cielo per dar nuova forma all’architettura”: con queste parole,
Vasari sottolinea l’importanza della personalità artistica di Filippo Brunelleschi.
Insieme a Donatello e Masaccio è ritenuto l’iniziatore del Rinascimento fiorentino
fu il punto di riferimento per gli altri due e a lui si deve l'invenzione della prospettiva a
punto unico di fuga.
punto unico di fuga.
Rivoluzionò completamente il concetto del fare architettura.
I suoi edifici sono, da un punto di vista geometrico, delle forme perfette.
Ad esse nulla può essere aggiunto o tolto senza rompere irrimediabilmente
un equilibrio che l’architetto aveva studiato prima della realizzazione concreta
dell’opera.
Ad esse nulla può essere aggiunto o tolto senza rompere irrimediabilmente
un equilibrio che l’architetto aveva studiato prima della realizzazione concreta
dell’opera.
ll suo primo biografo, l'allievo Antonio di Tuccio Manetti, riportò come nel periodo di
apprendistato all’arte orafa uscirono dalle sue mani orologi meccanici e un
"destatoio", una delle prime menzioni documentate di una sveglia.
apprendistato all’arte orafa uscirono dalle sue mani orologi meccanici e un
"destatoio", una delle prime menzioni documentate di una sveglia.
Nel 1402 Brunelleschi si recò a Roma per studiare "l'antico", con Donatello, allora
ventenne,con il quale si andava instaurando un intenso rapporto di amicizia.
Il soggiorno romano fu cruciale per le vicende artistiche di entrambi. Qui poterono
osservare i copiosi resti antichi, copiarli e studiarli per trarre ispirazione.
Il Vasari racconta come i due vagassero nella città spopolata alla ricerca di "pezzi di capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizj",mettendosi a scavare quando li vedevano affiorare dal terreno.
ventenne,con il quale si andava instaurando un intenso rapporto di amicizia.
Il soggiorno romano fu cruciale per le vicende artistiche di entrambi. Qui poterono
osservare i copiosi resti antichi, copiarli e studiarli per trarre ispirazione.
Il Vasari racconta come i due vagassero nella città spopolata alla ricerca di "pezzi di capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizj",mettendosi a scavare quando li vedevano affiorare dal terreno.
La coppia veniva chiamata per dileggio "quella del tesoro", poiché si pensava che scavassero alla ricerca di tesori sepolti.
A questo periodo si fa risalire, con l'invenzione del metodo prospettico, la realizzazione di due tavolette dipinte, che ritraggono: la prima una veduta di Piazza della Signoria con il Palazzo vecchio e la Loggia, la seconda una veduta del Battistero osservato dall'interno della porta centrale del Duomo. Su questa aveva fatto un foro, coincidente col punto di fuga, che era più stretto davanti e più largo dietro, al fine di potervi guardare attraverso dal retro, e osservare la prospettiva riflessa in uno specchio messo davanti. Questo perchè Brunelleschi sentiva il bisogno di un punto di vista unico monoculare, per avere una visione prospettica lineare, geometrica, perfetta, senza la veduta laterale che si percepisce con la coda dell'occhio e che con la vista binoculare ci da un campo visivo più ampio ma meno certo.
A Firenze nel 1420 dovevano costruire la Cupola per il loro Duomo.
Un’altra cupola, di dimensioni analoghe a quella del duomo fiorentino, era già stata realizzata dai romani: la cupola del Pantheon. In fondo la cupola di S. Maria del Fiore era più grande di soli 90 centimetri. Bastava capire come avevano fatto i romani, e seguire il loro esempio. Il primo che riuscì a trovare l’intuizione giusta, proprio studiando le antichità romane, fu Filippo Brunelleschi.
Una cupola è, in effetti, una volta abbastanza singolare: essa è una perfetta semisfera. Pertanto può considerarsi composta di meridiani e paralleli. I meridiani sono gli archi, che hanno in comune lo stesso concio in chiave; i paralleli sono invece le sezioni orizzontali della cupola che costituiscono dei perfetti anelli concentrici posti uno sull’altro. Se affrontiamo la costruzione della cupola tenendo presenti i paralleli, appare evidente che ogni anello è sostenuto dall’anello sottostante, e non necessita quindi di armature provvisorie. In pratica, basta sostenere i conci finché questi non formano un anello intero. Dopo di che si può disarmare, e passare alla costruzione dell’anello superiore. In tal modo si realizzava la cupola secondo quel principio costruttivo definito «autoportante».
La cupola di Santa Maria del Fiore fu realizzata in base a questo principio. Ma i problemi che Brunelleschi dovette risolvere furono ben più complessi. La cupola parte, infatti, da una base ottagonale, e non circolare. Essa, inoltre, per problemi connessi all’intero edificio, doveva avere un profilo a sesto acuto, con dei costoloni posti in corrispondenza degli spigoli ottagonali. Così che la cupola in realtà ha una forma tutt’altro che semisferica.
La soluzione che il Brunelleschi trovò per questi problemi, fu talmente geniale che rimane ancora oggi un mistero come abbia fatto. In pratica la cupola si compone di due cupole sovrapposte e connesse da costoloni e catene murarie che riproducono esattamente l’andamento dei meridiani e paralleli. La tecnica muraria adottata fu di ricorrere ad un’apparecchiatura a spina di pesce. In tal modo i mattoni si incastravano tra loro in modo tale che la cupola fu eretta senza ricorrere alla benché minima impalcatura. In pratica, avendo scomposto la cupola in due strati separati, e ricorrendo all’incastro a spina di pesce, i tratti di muratura erano equilibrati con pesi che spostavano continuamente il baricentro verso l’esterno, così che l’anello si autoequilibrava prima ancora di essere completo.
Con questa cupola Brunelleschi realizzò un’opera d’arte assolutamente geniale, che fu poi presa a modello per numerose altre realizzazioni simili, tra cui anche la famosa cupola di San Pietro a Roma progettata da Michelangelo.
La storia della costruzione della cupola, ricostruita con notevole precisione grazie alla biografia del Manetti ampliata dal Vasari, alla documentazione d'archivio pubblicata nell'Ottocento e ai risultati dell'osservazione diretta della struttura durante i lavori di restauro iniziati nel 1978 , assume il tono incalzante di un'avventura umana irripetibile, come una sorta di mito moderno che ha come unico protagonista Brunelleschi stesso, con il suo genio, la sua tenacia, la sua fiducia nel raziocinio
Brunelleschi dovette vincere le perplessità, le critiche e le incertezze degli Operai del Duomo e si prodigò in spiegazioni, modelli e relazioni sul suo progetto, che prevedeva la costruzione di una cupola a doppia calotta con camminamenti nell'intercapedine ed edificabile senza armatura, ma con impalcature autoportanti. Per rompere gli indugi arrivò anche a dare una dimostrazione pratica di cupola costruita senza armatura. Gli Operai alla fine si convinsero, ma affidarono l'incarico a Brunelleschi solo fino a un'altezza di 14 braccia, riservandosi prudentemente la conferma a un momento successivo.
Brunelleschi migliorò anche le tecnologie per alzare i pesanti blocchi di laterizio, applicando agli argani e alle carrucole di epoca gotica un sistema di moltiplicatori derivati da quelli usati nella fabbricazione degli orologi, in grado di aumentare l'efficacia della loro forza.
Nel 1424 sarebbe datata la presunta collaborazione di Brunelleschi con Masaccio nella costruzione prospettica del famoso affresco della Trinità in S.Maria Novella. La perfetta organizzazione spaziale, che fece scrivere a Vasari "pare che sia bucato quel muro", fu un po' il manifesto della cultura prospettica formulata a Firenze in quegli anni ed è così accurata che alcuni hanno tentato di riprodurla sia in pianta che in alzato. Non esistono documenti o menzioni della collaborazione, ma la rigorosità dello schema ha fatto pensare che il grande architetto avesse almeno offerto una consulenza durante il disegno, correndo tra i due buoni rapporti, come testimonia il Libro di Antonio Billi e alcune menzioni di Vasari
Secondo Giorgio Vasari Brunelleschi fu l'inventore dei macchinari scenici per l'annuale rievocazione dell’Annunciazione
L'effetto scenografico di queste rappresentazioni sopravvive ancora oggi nella festa pasquale dello Scoppio del carro dove la colombina, sospesa su cavi, attraversa velocemente il Duomo di Firenze, dal carro posto sul sagrato della chiesa fino all'altare maggiore e viceversa.
Gli allestimenti di Brunelleschi inaugurarono un nuovo modo di spettacolarizzare le rievocazioni sacre, usando sia una scenografia fissa che apparati semoventi, in grado di ricreare l'illusione del volo di angeli. Nel fare questo Brunelleschi si servì della grande esperienza messa punto nella progettazione di macchinari, argani, congegni per il sollevamento, la sospensione e la trazione di materiali, usati nei suoi cantieri. Il tutto era reso più spettacolare anche dall'uso di giochi pirotecnici, illuminazioni improvvise, tendaggi
La sua tomba è stata ritrovata nel 1972 nella navata destra del Duomo di Firenze.
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